23/05/18

The DMA's - For Now

"Quando l'uomo è gratificato d'una tale beatitudine, purtroppo rara e fugace, egli si sente più artista e insieme più giusto; in una sola parola: più nobile" (C. Baudelaire, I Paradisi Artificiali)




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(2018, Infectious./ pop-rock, brit pop revival)
L’album che segue un esordio di successo, si sa, è il più difficile. Le aspettative alte, le cose da dire tante. Se con “Hills End” i DMA’s avevano sfrontatamente abbracciato il solco degli Oasis, trovando il plauso del pubblico proprio in virtù di una certa leggerezza immediata e consolante, “For Now” amplia la sua proiezione a tutte quelle sonorità che hanno fatto grande la Cool Britannia in ambito indie e pop negli anni 90.
In queste dodici tracce si alternano, infatti, suggestioni baggy (“For Now” su tutte), acquerelli Ashcroft-iani (“Do I Need You Now?”, “Break Me”) e qualche mellifluo accenno di dream pop (“In The Air”).
Ma i molteplici riferimenti vengono qua riletti secondo quella suadente pulizia di scrittura e di interpretazione che è ormai il marchio di fabbrica della band australiana.

Rispetto al precedente lavoro, tutto suona più avvolgente e meditato, più morbido se vogliamo, dagli arrangiamenti alla voce di Thomas O’Dell, ma non per questo dozzinale. Anzi, esattamente come in “Hills End”, anche stavolta i DMA’s incasellano più di un pezzo da novanta: “Dawning” e “Warsaw”, da ascoltare col sole che riempie gli occhi e la brezza primaverile a solleticare la schiena, “The End”, che ammalia con la sua melodia limpida e genuina e la già citata “In The Air”, che è già un instant classic
Le ultime quattro tracce appaiono un po’ più fiacche, se si esclude il piccolo affresco psychedelic-pop che chiude l’album, “Emily Whyte”, in cui le trame musicali sublimi e fastose si intrecciano a una melodia semplice e lineare.




I DMA’s dimostrano, ancora una volta, di non aver inventato niente e soprattutto di non volere inventare niente, sbattendoci in faccia i loro ascendenti musicali (Charlatans, Stone Roses, Oasis...), ma di essere compiutamente in grado di scrivere e suonare belle canzoni, nel senso più classico e schietto possibile. “For Now” non sarà un album “biblical”, come lo ha definito Liam Gallagher ma, in uno scenario pop-rock sempre più vuoto e deludente, suona fresco e nuovo, lontano sia da una nostalgia lamentosa sia dallo sperimentalismo pretenzioso che affligge la maggior parte delle band pop rock odierne, e non è un caso che stia conquistando tutti. Segno che, a volte, è proprio vero: le cose semplici sono le migliori.

♪♪♪♪


(23/05/2018)




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