28/03/14

Il brit pop e gli Oasis. OASIS - "Definitely Maybe"



"C'è nei sogni, specialmente in quelli generosi, una qualità impulsiva e compromettente che spesso travolge anche coloro che vorrebbero mantenerli confinati nel lembo innocuo della più inerte fantasia." (Alberto Moravia, "L'Avaro")




(1994, Creation Records./ Brit Pop)



         La cosa più difficile da fare con gli Oasis è dimenticarsi di tutti quei ritornelli collosi e di facile presa con cui hanno molestato le nostre orecchie per molti, troppi anni. Perché, se è vero che gli Oasis sono stati orgogliosamente coerenti con la propria politica musicale per tutta la carriera, è vero anche, conseguentemente, che non hanno mai apportato una sola vera novità nei loro brani. Ora, se una formula sempre uguale a se stessa funziona, può funzionare per uno, due, massimo tre album. Non per sette. Perché poi si finisce per diventare caricature di se stessi.

         Non ho dubbi, infatti, che se i Gallagher si fossero fermati dopo i primi due album, a quest'ora sarebbero celebrati d'ogni parte -o quasi- come la band che ha resuscitato il pop negli anni '90 insieme ad un rock'n'roll fresco e positivo, dopo un periodo in cui ad imperversare erano gruppi alternative rock e grunge che non facevano altro che esprimere il disagio e la frustrazione di una generazione sola.
         "Eravamo la generazione X[¹], per dirla usando le parole di Michael Stipe degli R.E.M., cui noi oggi associamo splendide melodie pop, dimenticandoci che gli R.E.M. erano partiti come garage band e che la figura di Stipe incarnava anche la rabbia nei confronti della politica americana del tempo. Sta di fatto che intanto una nuova generazione di adolescenti, che aveva, tra l'altro, assistito alla morte dell'emblema musicale del periodo, Kurt Cobain, cercava ora di farsi largo tra i CD di Nirvana, Pearl Jam e Soundgarden, desiderosa di una musica in cui potersi identificare.
         Quella musica che i giornali appelleranno come "brit-pop", incarnato nelle figure rudi e rissose dei fratelli Noel e Liam Gallagher

Noel e Liam Gallagher, 1995.

         Perché, allora, tra la miriade di formazioni brit-pop, proprio gli Oasis?
Perché non erano bravi come i Supergrass. Né raffinati e poliedrici come i Blur. E perché dopo "Urban Hymns" (1997), i Verve erano già al secondo, e definitivo, scioglimento. Gli Oasis erano, dunque, la band giusta al posto giusto. E seppero sfruttare questo vantaggio. Erano per gli esclusi, per chi appartiene ad una classe sociale inferiore e in certe situazioni si sente fuori luogo, ma non gliene ne sbatte perché è gente che vive veloce. Così conclama una delle canzoni di "Definitely Maybe", "Bring it down".
I fratelli Gallagher simboleggiano lo spirito di rivalsa sociale, la ribellione e l'ambizione. Tutto ciò che li ha portati da una vita misera, senza prospettive future e con un passato di violenze familiari, a star mondiali del rock'n'roll, come decantato in "Rock'n'roll star". Discorso proseguito in "Cigarettes and alcohol", con il riff rubato ai T-Rex di "Get it on", in cui avviene una quasi involontaria celebrazione di sigarette, alcool e droga come rifugio dalla banalità e inconcludenza della vita della working class.


         Ma il vero inno per quella nuova generazione giovane e adorante la si ritrova in "Live forever". Viene sfornato immediatamente, nel primo album. Un brano dedicato alla madre dei due, Peggy, marchiato di indissolubile positività, un elogio della vita che suona forte, potente, fiero. Come a dire: "proprio quello che ci voleva, finalmente!". A proposito di "Live forever", Noel affermò:

 "venne scritta nel bel mezzo del grunge e cose simili, e mi ricordo un pezzo dei Nirvana intitolato 'I hate myself and I want to die' e mi sono detto... 'Be' io non voglio questo, cazzo.' Anche se lui [Kurt Cobain] e tutta quella roba mi piacevano molto, [...] non avrei mai potuto voler gente che diceva di odiarsi e voler morire. Era fottuta spazzatura. I ragazzi non dovrebbero ascoltare cose del genere.", sottolineando il fatto di non aver niente contro Cobain. "Ho avuto la sensazione che fosse un ragazzo che aveva tutto e si sentiva comunque miserabile. E anche noi abbiamo avuto tutto, cazzo, e io ancora mi sveglio ogni mattina pensando che non ci potrebbe essere cosa migliore[²] .



         Il motivo per cui gli Oasis ottennero così tanto successo risiedette anche nel loro atteggiamento strafottente, senza dubbio. Non solo sul palcoscenico e nella vita, ma anche nel modo di comporre musica. Non sono mai stati originali, non hanno innovato niente, e anzi si sono sempre ispirati apertamente a terzi del passato, spesso scivolando in veri e propri plagi. E' il caso di "Shakermaker", le cui strofe suonano esattamente come "I'd like to teach the world to sing (in perfect armony)", pezzo degli anni '70 famoso per essere stato usato nella pubblicità della Coca-Cola. La questione del plagio e dei diritti costò alla band 500mila dollari di multa. Ma Noel, contrariamente a quanto fatto in altre situazioni simili, negò sempre di essersi ispirato a quella canzone e spesso, durante le esibizioni live, modificò parte del testo con "We all drink Pepsi", oppure inserendo le parole dello spot all'interno del brano. 

         Ispirandosi a chi li ha preceduti, dunque, gli Oasis hanno rielaborato il sound beatlesiano per gli anni '90, portando alla ribalta il guitar pop britannico che stava fomentando il mondo musicale in quegli anni e personalizzandolo con il songwriting acerbo ma performante di Noel e la voce trascurata ma piena e pulita di Liam, con il suo inconfondibile accento di Manchester. Da qui il miracolo creativo di grandi pezzi come "Supersonic", altro singolo e pezzo da novanta, e la ballata "Slide away": così perfetti nelle melodie i Gallagher non lo saranno neanche nella melensa "Wanderwall" contenuta nel fortunato disco successivo, "(What's the story) Morning Glory?". A proposito di ballate, un'annotazione è da fare anche per l'acustica "Married with children", che in conclusione spezza piacevolmente l'atmosfera, e per la bella "Sad song", presente nella versione in vinile dell'album e in seguito integrata nel DVD di "Definitely Maybe" rilasciato nel 2004, e cantata da Noel, perché non potrebbe esserci canzone più noelliana di questa.


         Tralasciando la più caciarona "Cloudburst", presente solo nella versione giapponese (vi siete mai chiesti perché i CD giapponesi hanno sempre delle bonus track?), una postilla è dovuta per "Whatever", unico pezzo degli Oasis a non essere stato incluso in nessun album. La sua realizzazione risale però al 1994 e venne pubblicato come singolo nello stesso anno, senza però rientrare né in "Definitely Maybe" né in "(What's the story) Morning Glory". La canzone ottenne un successo inaspettato, tanto da essere utilizzato anche nello spot della Coca-Cola per il suo 125esimo anniversario (questa Coca-Cola che torna sempre...) e anche in Italia dalla Vodafone. 
         Violini, orchestrazione vivida, compiutissima armonia pop e lo spiritoso video in bianco e nero ne decreteranno la fama. Ennesima testimonianza di quanto gli Oasis, durante i loro primi vagiti, fossero mossi dal desiderio di essere realmente una buona band. O meglio, "la migliore band del mondo"!

♪♪










                (28/03/14)


[¹] fonte: "Seven Ages of Rock, What the world is waiting for", BBC, 2007.
[²] fonte: "Definitely Maybe DVD, Epic, 2004.




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