"Il genio impara solo da se stesso, il talento soprattutto dagli altri" (Arnold Schonberg,"Parerga et paralipomena")
(2013, Universal./ Pop)
Un solo album e Lorde è già l'eroina del pop.
A chi si chiedeva se si trattasse della solita meteora da un paio di singoli, la risposta è arrivata dal tempo; difatti il suo album di debutto, "Pure Heroine", uscito a settembre 2013, continua a suonare con la stessa freschezza del primo giorno e a macinare consensi importanti. Qualche esempio: Bruce Springsteen durante il suo tour sorprende tutti con una cover di "Royals"[¹], David Bowie si congratula con lei dicendo che quando ascolta le sue canzoni sente "il futuro della musica" [²] (e il Duca Bianco ha l'occhio lungo per i talenti emergenti, vedi Placebo e Arcade Fire), Katy Perry le offre di aprire il suo "Prismatic World Tour" (ricevendo però un netto rifiuto dalla stessa!) [3], Dave Grohl ha dichiarato di sentirsi felice nel pensare che le sue due bambine "possano crescere ascoltando musica che non sia vuota e superficiale" [4]. Quella di Lorde, appunto.
C'è poco da aggiungere a tutto questo. Lorde è semplicemente la cifra stilistica esatta del pop dei nostri tempi. Apprende la lezione di Lana del Rey e la supera, guarda timidamente all'elettronica glitchosa di Grimes ma senza sbilanciarsi, e racconta una gioventù più pura e meno modaiola di quella di Charli XCX. Una gioventù che, come narra nella bella "Ribs" con una capacità di scrittura invidiabile, prova una sincera e terribile paura di crescere e di invecchiare, di non poter più vivere di quelle sensazioni effervescenti e intense, che ancora suonano fresche, ma che non lo saranno per molto. La paura che la schietta genuinità possa lasciare il posto a qualcos'altro, di meno dolce e piacevole. La paura che tutti i drink rovesciati addosso, le chiacchierate così belle da apparire sublimi, il condividere il letto come "bambini piccoli, ridendo fino a che le costole non si bloccano"...possano sfumare con amarezza nel ricordo.
Oppure c'è "White teeth teens" con le sue sonorità doo-wop d'altri tempi, in cui Lorde ci svela di non essere mai stata un' "adolescente dai denti bianchi", e ancora: "ho provato a farne parte, ma non ce l'ho mai fatta". In un certo senso potrebbe essere un po' come quando Tori Amos provò a far parte delle "raisin girl", anche se là la questione era interna al complesso universo femminile, mentre nel caso di Lorde tutto si muove nel mondo adolescenziale, con i dubbi, le speranze e la disillusione della sua età. Già, non dimentichiamo che la nostra è solo una diciassettenne.
La sua voce, semplice, dinamica e intonatissima, risulta inconfondibile soprattutto per via della tendenza a farsi cadenzata, talvolta con un'indolenza malinconica rubata a Lana del Rey e, nonostante le buone capacità tecniche, la cantautrice evita di essere ridondante o di farne meramente sfoggio, anche se chiaramente l'album è focalizzato proprio sulla sua voce e sugli arrangiamenti, sempre azzeccati.
In "Pure Heroine", infatti, si preferisce sottrarre anziché aggiungere. Da questa semplice regole ne deriva l'eleganza e il fatto che l'album non abbia momenti morti.
Un disco omogeneo, lineare, ricco di sincera ispirazione. Niente di sconvolgente o rivoluzionario, se non fosse che un lavoro puramente pop, così onesto e ben fatto, erano anni che non se ne vedevano nel panorama musicale mainstream. Vi pare poco?
♪♪♪♪
Tweet
[¹]fonte: "Bruce Springsteen covers Lorde's 'Royals'" in Pitchfork, Marzo 2014
[²]fonte: "David Bowie told me my music sounds like tomorrow" in NME, Gennaio 2014
[3]fonte: "Lorde turned down Katy Perry tour support slot", in NME, Marzo 2014
[4]fonte: "Lorde is giving Dave Grohl hope for the future of pop music" in Rolling Stone, Aprile 2014
[5]fonte: "Lorde, Pure Heroine: Track by track review" in Billboard, Settembre 2013
Nessun commento:
Posta un commento