18/01/15

MARINA AND THE DIAMONDS - "The Family Jewels"


"E' così che a forza di correre dietro a quelle immagini, io le raggiunsi. Ora so di averle inventate. Ma inventare è una creazione, non già una menzogna". 
(Italo Svevo, "La coscienza di Zeno")




(2010, 679 Recordings./ Indie pop)


       Dovessimo valutarlo dalla terribile copertina atrocemente photoshoppata, non daremmo neanche una chance a “The Family Jewels”, album d’esordio della cantautrice gallese di origini greche Marina Lambrini Diamandis AKA Marina And The Diamonds.
E invece ci troviamo davanti ad un lavoro sorprendente, capace di mettere in dubbio i canoni della musica pop degli ultimi anni, sia per quanto riguarda le tematiche, affrontate sempre con un piglio assolutamente personale nonché sagace e tagliente, sia per quanto concerne la ricerca e la sperimentazione musicale, che trova conferma soprattutto nel pastiche di generi della conclusiva “Guilty”. E poi c’è la voce della Diamandis, vigorosa, funambolica e incredibilmente espressiva, in grado di dar vita ad interpretazioni che potremmo definire vere e proprie “onomatopee emotive”, aiutandosi anche con piccoli artifizi retorici disseminati nelle varie canzoni e creando inoltre una reale corrispondenza tra la materia cantata e il come essa viene cantata. Così sentiremo la sua voce fluttuare, umile e vibrante, nel decantare le “Obsessions” che pesano sul nostro vivere quotidiano, e farsi quasi scimmiesca al ritmo di “Mowgli’s Road”. E ancora, forte di un gusto prettamente indie-pop, sporcato di tanto in tanto da sonorità dance e new wave ripescate dagli anni ’80 (“Shampain”), Marina ci guiderà nella grottesca presentazione di un’America frivola e bizzosa -tema questo, che tornerà prepotente nel suo sophomoreElectra Heart”-, facendo addirittura il verso ai personaggi caricaturali delle sue canzoni (“Hollywood”), nonché a se stessa (“Oh no!”). 


     
     
       Doveroso aggiungere che ciò che le riesce meglio è indubbiamente librarsi in brani baroque-pop come “Numb” e lo splendido singolo “I Am Not a Robot”. Chi è solito canticchiare Lorde ma ne coglie la frammentarietà sarà certamente soddisfatto dall’apogeo raggiunto qui da Marina And The Diamonds. 
       I ritornelli delle canzoni sono appiccicosi, come si confà al genere, ma mai sciocchi. “The Family Jewels” si snoda, saturo e dinamico, in atmosfere un po’ destabilizzanti e talvolta fin troppo enfatiche, in cui i brani sembrano persino tessere relazioni tra loro, ma tutto appare impregnato di una visione lucida, vivace e autentica, forse troppo brillante per potersi ripetere nei lavori successivi.

♪♪

 





(18/01/15)



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