"Tira giù dallo scaffale le lettere d'amore,/le foto, gli appunti disperati,/sbuccia la tua immagine dallo specchio./ Siediti. Banchetta con la tua vita." (Derek Walcott, "Love After Love")
Ho pubblicato l'articolo "IAMX - Monografia" sulla webzine "Ondarock" a questo link: QUI.
(Genere: Indietronica, Electroclash.
Similitudini con: Placebo, Patrick Wolf.)
Diventando X.
Quando si pensa a
Chris Corner si è soliti andare con la mente agli Sneaker Pimps, band
electropop/post trip-hop che lo stesso fondò nel 1995 insieme a Liam Howe.
Siamo a Hartlepool, sulla costa inglese nord orientale, in cui Corner cresce in
una modesta famiglia della working class, circondato da sorelle e donne molto
forti, che influenzeranno la sua crescita in fatto di sensibilità [¹].
L’esperienza coi
Pimps gli sarà di grande aiuto per la sua formazione tecnica e come
performer. Nasce infatti dalle ceneri dell'ex band il progetto solista
di Chris Corner, senza dubbio di gran lunga più interessante, anche se meno
fruibile rispetto ai ritmi facilotti –ma comunque godibili- degli Sneaker Pimps.
Stiamo parlando del progetto IAMX (I am X), che vede la luce nel 2004 con l’EP
“Your Joy Is My Low”, contenente quattro pezzi che già lasciano presagire il
mood bipolare e vagamente noir che il nostro porterà a compimento più in là. E’
già però possibile avvertire una sensualità portata all’estremo, svincolata da
convenzioni sociali e da business discografici, in una libertà espressiva che è
poi il fine ultimo di IAMX [²]. Portavoce della chiave interpretativa del sound di
Corner all’interno di questo primo EP è ”You stick it in me”: la parte
elettronica si fa più pesante e spigolosa, andando a coagularsi laddove ci si
spinge troppo in là con lo sperimentalismo di chiara matrice industrial e i
primi abbozzi di dark cabaret, poi divenuti marchio di fabbrica del suo stile.
Un falsetto sottilissimo che può ricordare il Bellamy meno tamarro. C’è poi
un’evidente analisi del mondo dentro e fuori di sé, il che non stupisce se lo
stesso Corner si definisce un osservatore ossessivo. “E’ come avere un noioso
ronzio nelle orecchie che non posso fermare”. Un ronzio che lo porta
addirittura a pensare alla morte come ad un desiderio di liberazione dai
frattali di tetra ipocrisia che dominano i rapporti tra le persone, sempre e
necessariamente costruiti (“I Like Pretending”), così come l’amore, visto nella
sua accezione più triste e desolante, nella splendida ballata “This Will Make
You Love Again”, un classico tra i fans.
Un EP che
costituisce un primo abbozzo della dichiarazione di poetica del rinato Chris
Corner, ma che ancora si staglia troppo su ballate electro tormentate da
un’emotività esplicita. Un’omogeneità che alla lunga potrebbe stancare, dunque.
Anche se si tratta solo di un assaggio di quello che sarà il primo disco di
IAMX, “Kiss + Swallow”, il cui titolo già costituisce una dichiarazione di
intenti. Intanto però CC scrive la soundtrack del film francese “Sky Fighters”
(“Les Chevaliers Du Ciel”) e in alcuni brani collabora con la fidanzata Sue
Denim delle Robots in Disguise. Ma è solo una piacevole parentesi, anche se
pezzi come “Attack 61” fanno la loro pop-figura, prima di rigettarsi a
capofitto nel suo progetto IAMX e nel nuovo album. Inutile dire che si tratta di
un lavoro che odora di sesso in ogni anfratto e il diafano electrowriter
britannico questo lo sa bene, perciò non manca di infarcire i brani con
sonorità palpitanti ad uso e consumo della sua vocalità lievemente androgina
(“Sailor”, “Mercy”, “Heatwave”). Ma non trascura mai l’elemento emotivo
(“Simple Girl”); difatti la build-up delle canzoni ha sempre un non-so-che di
catartico, pur non perdendo mai la sua vena club-oriented. Perché la musica di
IAMX si suona nei capannoni, nei pub, nei piccoli locali. Non esistono grandi
concerti per IAMX. E’ un gruppo che necessita di vederlo in faccia il suo
pubblico, di ballarci insieme, di condividerci la stessa idea di edonismo
artistico senza pressioni di tempo od altro. E questo lo sa bene chiunque abbia
visto Chris Corner cantare e suonare senza sosta, nei suoi vestiti neri e nel
suo makeup dark-glam, accompagnato dalla fida Janine Gezang e dal resto della
band. Sicuramente IAMX vive per la sua dimensione live.
Ed è in quella
dimensione che si può tastare concretamente la differenza con artisti simili,
come i Placebo –con cui condivide comunque una sorta di Weltaanschaung a
livello di atmosfere-, i Noblesse Oblige, molto più new-wave, per cui lo stesso
Chris Corner ha girato il video di “Runaway” e, soprattutto, Patrick Wolf.
Quest’ultimo senza dubbio molto più raffinato e, se vogliamo, patinato, oltre
che molto più improntato al cantautorato; non meno intrigante ma più classy
rispetto ad IAMX, che poco si preoccupa, e anzi si fregia, di un suono più
ruvido e grezzo. Tra l’altro, le somiglianze con il talentuosissimo licantropo
iniziano a farsi sentire solo dal terzo disco di IAMX in poi, “The Alternative”
del 2006, in cui Corner cerca di portare il suo sound un passo avanti.
Non riesce a pensare alla sua musica come un
qualcosa di fine a se stessa, ad una canzone come ad un’opera finita. Ed è per
questo che, di volta in volta, riprende alcuni dei suoi vecchi pezzi, anche tra
quelli registrati con gli Sneaker Pimps e li ricompone, li distrugge per poi
riassemblarli, violentarli, iniettarli della sua vena torbida e oscura. In “The
Alternative” per esempio, assistiamo ad una rivisitazione di “After Every Party
I Die” e “This Will Make You Love Again”, in cui entrambi i brani vengono
letteralmente spogliati dalle vesti più pesanti e caricate di una malinconia
tutta nuova.
Ma questo è l’album
in cui la vena compositiva di Chris Corner viene alla luce in tutta la sua
bellezza pop. Perché, anche se è difficile catalogarne con precisione il
genere, è indubbio che sia in grado di comporre brani estremamente catchy,
annegati in un calderone electro-funk e talvolta synth-pop, come nell’eloquente
singolo “Spit it out”, nel cui video, girato a Berlino, compare anche la già
citata Sue Denim delle Robots In Disguise (con un look che fa tanto Lady Gaga
ante-litteram). Inoltre si mette a fuoco quell’attitudine dark-cabaret cui
accennavo sopra, nel brano “President”, manifesto della surreale politica ed
estetica di IAMX. E, tra vaghi richiami a Gary Numan e Depeche Mode, si
approfondisce la tensione carnale e drogata tipica del suo sound, portandola su
livelli di eccelsa potenza musicale ed evocativa (“Nightlife”, “The Alternative
Sex”, “Bring Me Back a Dog”), per poi naufragare tra le coste della melodia più
pura con “S.H.E.”. Un album, questo “The Alternative”, che costituisce il primo
vero successo del progetto IAMX, che rimane però ancora celato al grande
pubblico, nonostante un’attitudine a suo modo mainstream.
A novembre del 2008
viene pubblicato una versione live in copie limitate dell’album, “Live in
Warsaw”, che riprende la performance per il Polskie Radio Program III, poi
remixata dallo stesso Corner nei suoi studi a Berlino –dove nel frattempo si è
trasferito- e infine pubblicata dalla sua
etichetta indipendente, la 61records.
Nel maggio
dell’anno successivo IAMX pubblica il suo terzo album, “The Kingdom of Welcome
Addiction”, che prosegue sulla stessa scia di “The Alternative” e, ove
possibile, calca la mano. E’ il caso della carichissima title-track, che
farebbe impallidire i Muse più tirati, della struggente ballatona “I’m
terrified”, delle nevrosi più industrial che mai di “An I for An I” e della
poeticissima “Running”, uno degli apici più toccanti della scrittura di Corner,
uguagliata solo dalla sorella “Quiet the Mind”, risalente però all’ultimo
disco. Significativi almeno altre due tracce: anzitutto il cabaret istrionico e
sensuale di “Tear Garden”, accompagnato da un video che è tutto un chiaroscuro
purificatore cui si sovrappone l’immagine di Corner e degli altri membri della
band in vesti indubbiamente pittoresche. L’arte della musica che sposa quella
visiva. E ancora la conturbante “My Secret Friend”, scritta e cantata insieme a
Imogen Heap, cantautrice britannica di grazia smisurata, la cui particolare
voce rende ancora meglio quello che è, a detta di Corner, il senso della
canzone, ovvero il dar vita a queste due persone che vivono una romantica, e
probabilmente segreta e incestuosa quanto psicotica, relazione [3]. Il tutto ben rappresentato nel videoclip,
diretto dallo stesso Chris Corner, che vede lui nelle vesti di una donna bionda e Imogen Heap in completo e occhiali maschili, quest'ultima in verità più
credibile della sua controparte femminile. E sullo sfondo quei
desolati e cupi paesaggi urban tanto cari al nostro.
Il 19 marzo 2010
viene rilasciata una versione dell’album totalmente remixata intitolata
“Dogmatic Infidel Comedown OK” (anagramma di “Kingdom of Welcome Addiction”),
contenente remix da parte di artisti come Alec Empire, Viva la Fete, Terence
Fixmer, Combichrist e dello stesso Corner sotto lo pseudonimo di UNFALL.
Nell’aprile 2010
IAMX annuncia, tramite le sue pagine ufficiali di Facebook e Twitter, la
lavorazione e la conseguente uscita del quarto album, inizialmente identificato
appunto come “IAMX4” e poi ridefinito “Volatile Times” [4]. E mai titolo fu
migliore per un album che si pone come obiettivo quello di indagare la caducità
delle vesti umani nello sconfinato e al contempo minuscolo spazio che ci è dato
nel mondo, facendoci marciare sui cocci
aguzzi di bottiglia di una città ridotta a polvere dalle becere idee che
dominano l’umanità. Il disco più commerciale di IAMX ma anche il più complesso;
una sorta di concept album gravido di intuizioni, più riuscito in alcune parti,
meno in altre. C’è un sapore impermeabile e straordinario che si avvolge
intorno all’ascoltatore ogni qualvolta la musica di IAMX prende vita e in
“Volatile Times” questa sensazione è più vivida che mai; una voluttà oscura,
capace di strappargli gli abiti di dosso, ma è quasi drammatica. Ha un
piacevole e smanioso retrogusto noir e nondimeno fumettistico. E Chris Corner
con questo ci gioca. Ah, se ci gioca! Basti ascoltare la title-track e
guardarne il video, in cui il nostro si diverte nella parte di un Marlyn Manson
dagli accenti fortemente glamster, e poi i soliti contrasti, veri punti chiave
dell’estetica IAMX, qui si fanno ancora più turbolenti, con cori morbidi su
parti vocali ruvide e fumose. Le influenze altrui sono qui però più percepibili
che altrove: in “Fire and Whispers” si avverte l’inconfondibile tocco a là
Depeche Mode, in “Dance With Me” ritorna il fantasma dei Nine Inch Nails, che
già in precedenza aveva fatto qualche fugace comparsa e “Into Asylum” a tratti
riporta alla mente i Blur caotici di “Blur” e “13”, ma in quest’ultimo caso
probabilmente la somiglianza, sebbene venga naturale, è del tutto casuale.
Perché in fondo è proprio in questo che sta l’ingranaggio della musica di IAMX:
rivisitazione tutta novantina del sound ottantino. Più i soliti, stravaganti
outsider, che nel caso di “Volatile Times” sono “Bernadette”, episodio
dark-burlesque che occupa lo stesso posto che “President” occupava in “The
Alternative”, ma con una rilettura più bizzarra e ambigua, e “Music People”,
che sguazza in un intrigante e pienissimo cocktail sonoro, fino alla folle
accelerazione finale.
Intanto il progetto
IAMX continua a lavorare a pieni ritmi. I fans sono aumentati dai tempi di
“Kiss + Swallow” e Chris Corner non risparmia loro lettere scritte sul sito
ufficiale e inviate tramite e-mail agli iscritti, nonché dediche, anticipazioni
e fotografie sulla pagina facebook e sul blog. CDs, gadgets e t-shirts vengono
vendute su Boutique IAMX, negozio indipendente e ufficiale della band. Tutto
sembra fatto per incrementare l’empatia con quel pubblico che all’uscita del
quinto disco di IAMX nell’ottobre del 2012 non avrà potuto che esultare. La
grande novità per IAMX5 aka “The Unified Field” è la co-produzione di Jim
Abiss, già al fianco di Corner nel disco d’esordio degli Sneaker Pimps,
“Becoming X”, e di altri artisti come Mono, Adele, Editors e Ladytron. Sarà per
questo che il sound dell’ultima fatica di IAMX non è mai stato così
cristallino. Anche la voce di Corner viene purificata da un carico sonoro
troppo pesante, ma tutto risulta pieno e avvolgente, curatissimo in una marea
di glitches e tocchi di synth (e in questo “Walk with noise” pare essere
l’esempio perfetto).
Impossibile non
notare la luce nuova di questo lavoro, che mostra ancora un altro versante
della poetica creativa di Chris Corner: l’andamento cabarettistico e
strampalato di “Animal Impulses”, l’impeccabile ariosità di “Screams” e il
ricordo di un amore bruciato sotto cieli atomici della ballata semi-acustica
“Under atomic skies”, tra gli episodi più significativi. Unico neo dell’intero
disco proprio la title-track, che vede il nostro passare dalle sue tipiche
sonorità electroclash ad altre decisamente più dancerecce, il che non
pregiudica però la qualità del brano in sé, che invero consta di una scrittura
brillante. Il difetto del pezzo consiste nel suo essere estraneo al resto dei
brani, al non amalgamarsi al mood complessivo di “The Unified Field”. Fanno
meglio gli altri due singoli: la tossica ballata “Quiet the mind”, tra gli
apogei di CC, e la bipolarità espressa con la doppia lingua (inglese-tedesco)
in “I come with knives”, forte di una filastrocca in lingua teutonica
inquietante e irresistibile al contempo e di echi electro-noise accattivanti,
che avevamo già ascoltato in “Volatile Times”.
Appare chiaro,
dunque, che se il progetto IAMX ha in porto di approdare al grande pubblico,
questo potrà accadere con “The Unified Field”, che possiamo definire senza se e
senza ma il disco della maturità per Chris Corner. Altrimenti, tanto meglio per
la sua cerchia di fans, che potrà comunque continuare a godere della sua
modernissima verve electro-dark, sempre in evoluzione, vero e proprio ossimoro
musicale.
- "Kiss + Swallow" (Recall, 2004) ♪♪♪
- "The Alternative" (Major, 2007) ♪♪♪
- "Kingdom of Welcome Addiction" (Metropolis Records, 2009) ♪♪♪
- "Volatile Times" (BMG Rights Management, 2011) ♪♪♪♪
- "The Unified Field" (Autoproduzione, 2013) ♪♪♪
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[3]fonte: "Interview with Chris Corner of IAMX" in HardRockChic, Maggio 2009
[4]fonte: "Deep in writing world. Creating IAMX4." in IAMX Official Facebook Page, Aprile 2010
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